Gibilterra: francobolli per i 100 anni della Grande Guerra
Il 19 febbraio 2014 e il 28 febbraio 2015, Gibilterra, Territorio d’oltremare del Regno Unito, ha emesso due serie di sei francobolli ciascuna per il Centenario della Prima Guerra Mondiale. Sulle vignette sono rappresentate foto d’epoca e sono caratterizzate, oltre che dal solito profilo della Regina Elisabetta II, anche dal tradizionale papavero rosso, simbolo del sacrificio e del ricordo.
Nella prima serie, le immagini elaborate da Westminster collection, si concentrano sui preparativi che trasformarono i cittadini in soldati, ed è composta dai seguenti francobolli
Francobollo con valore 12 pence: “Il tuo Paese ti vuole”
Rappresenta parte del celebre manifesto di arruolamento sviluppato nel Regno Unito nel 1914 e disegnato da Alfred Leete. Raffigurava Lord Kitchener, il britannico Segretario di Stato per la guerra, che indossando il berretto di feldamresciallo dell’esercito inglese e con lo sguardo ed il dito puntato sullo spettatore, lo chiama ad arruolarsi nell’esercito britannico per la guerra contro gli Imperi Centrali. L'immagine è considerata una delle più iconiche e persistenti della Prima Guerra Mondiale. All’immagine e allo slogan, molto influenti, si sono ispirati anche molti altri paesi, dagli Stati Uniti all'Unione Sovietica.
Francobollo con valore 40 pence: “l’arruolamento”
Allo scoppio del conflitto nell’agosto del 1914 l’esercito britannico contava su una forza relativamente piccola basata solamente sul reclutamento di volontari. Le prime campagne militari affrontate dalla British Expeditionary Force suscitarono ammirazione da parte del nemico, ma entro la fine dell’anno la tragedia della guerra aveva preso il sopravvento. La chiamata alle armi di altri volontari da parte del generale Kitchener incontrò un tale successo da far salire a 55 divisioni la forza impegnata in Francia a partire da metà del 1916; in seguito venne adottata la coscrizione obbligatoria, nel tentativo di rimpiazzare le gravi perdite subite.
Francobollo con valore 50 pence: “la partenza da casa”
Nella foto il commovente saluto del soldato ai familiari, sulla porta di casa. Sul volto delle due donne un mesto sorriso di speranza per un felice ritorno.
Francobollo con valore 64 pence: “il corredo”
In fila davanti al sarto le reclute attendono di ricevere il vestiario per poer prendere servizio. Alcuni indossano già il berretto militare. Un sarto prende le misure, un altro è alla macchina da cucire.
Francobollo con valore 68 pence: “l’addestramento”
In tenuta di marcia, con la coperta arrolotolata di traverso sul petto, un gruppo di soldati segue marciando il sottufficiale addestratore.
Francobollo con valore 1 sterlina: “l’imbarco”
Un gruppo di soldati saluta dai finestrini di un treno, nello scompartimento “per fumatori”. Anche se il fronte principale fu quello europeo occidentale, in aiuto della Francia e del Belgio, le truppe dell’Impero britannico (il British Expeditionary Force o BEF) combatterono in altri teatri operativi importanti, dalle sabbie africane e dal fango italiano e balcanico al gelo russo e alle sperdute lande in Asia, in alcuni casi anche dopo che le ostilità erano ufficialmente terminate.
Nella seconda serie, le immagini elaborate sempre da Westminster collection puntano alle armi, che durante il periodo bellico furono notevolmente affinate nelle loro potenzialità di offesa
Francobollo con valore 22 pence: “le mitragliatrici”
Nella foto una mitragliatrice in tiro contraereo.
Quest’arma micidiale fu inizialmente sottovalutata dagli strateghi militari dell’epoca; pesava inizialmente fino a 60 chilogrammi ed era terribilmente ingombrante e poco pratica per gli attacchi della fanteria e della cavalleria. Per ogni pezzo erano necessario da sei a sette serventi, per il montaggio, il posizionamento e la costante manutenzione, oltre che dell’effettivo impiego dell’arma. Fino al termine della guerra, la mitragliatrice fu sempre soggetta al problema del rapido surriscaldamento che ne limitò sensibilmente l’affidabilità’. Durante i cinque anni del conflitto si impiegarono due tipi di raffreddamento: ad aria e ad acqua. Quest'ultimo, anche se più efficace, costringeva i serventi al pezzo a procurarsi e tenere sempre a disposizione grandi quantica d’acqua per garantire l’uso prolungato dell’arma. Era pertanto consuetudine urinare sulla mitragliatrice, una volta terminate le spesso scarsissime riserve di liquidi più consoni al suo raffreddamento – basti pensare alle aride doline del Carso o alle altrettanto aspre alture della penisola di Gallipoli. Non mancavano infine i frequenti inceppamenti, anche nei modelli più avanzati alimentati con nastri automatici di cartucce. Per questa serie di motivi si cercava sempre di impiegare le mitragliatrici posizionate in gruppi di unità vicine, in modo da sopperire all’improvviso malfunzionamento di un singolo pezzo. La mitragliatrice fu per tutta la Grande Guerra un’arma prevalentemente statica, inadatta a seguire le truppe all’attacco, ma la tipologia stessa del grande conflitto statico di trincea ne sancì l’impiego ideale per difendere e rendere pressoché inespugnabile qualsiasi postazione. La sua capacità media di fuoco equivaleva a circa 80-100 fucili. Contro ogni tipo di mitragliatrice della Grande Guerra si infransero sanguinosamente tutti gli attacchi di fanteria e cavalleria, tanto arditi, quanto disperati e senza alcuna possibilità di successo.
Francobollo con valore 40 pence: “le navi”
La Prima Guerra Mondiale ha visto come protagonista sul mare la “nave da battaglia” nella sua versione classica della corazzata e nella versione più sofisticata dell’incrociatore da battaglia. L’incrociatore da battaglia, fu introdotto inizialmente dall’ammiraglio britannico John Fisher, che suggeri’ l’integrazione tra armamento da battaglia e notevole potenza di propulsione dei motori. L’idea di Fisher era che i grossi cannoni avrebbero permesso ad un incrociatore da battaglia di eliminare i nemici, prima che questi potessero portare a distanza di tiro i loro cannoni o torpedini, mentre la sua velocità gli avrebbe permesso di disimpegnarsi in qualsiasi situazione di pericolo. Per Fisher, la velocità era la miglior protezione. Nel 1908 la Marina Militare Britannica costrui’ i suoi primi tre incrociatori da guerra: l’Invincible, l’Indomitable e l’Inflexible. In seguito apparvero il Lion, il Princess Royal e il Queen Mary: quest’ultimo era il piu’ grande di tutti e sfoggiava cannoni da circa 350 mm di calibro. Gli incrociatori da battaglia britannici avevano corazze spesse da 150 a 180 mm lungo lo scafo e sulle postazioni dei cannoni, dove una corazzata comparabile di quel periodo aveva corazze spesse da 280 a 300 mm. Queste prime navi avevano una velocità massima di 26 nodi (48 km/h) in confronto ai 20 o 21 nodi(da 37 a 39 km/h) delle corazzate contemporanee. Furono armate con cannoni da 281 o 305 mm, esattamente come le corazzate. La Germania, da tempo impegnata a constrastare la supremazia navale britannica, costrui’ analoghi vascelli da combattimento, tra cui temutissimi incrociatori da battaglia.
La prima corazzata, costruita nel corso del 1906, possedeva dieci cannoni da 350 mm, posizionati sensibilmente piu’ in alto del normale, per garantire maggior precisione e gittata. Montava anche 24 cannoni da 76 mm e ben cinque tubi lanciasiluri realizzati sotto la linea di galleggiamento. A livello della stessa linea l’armatura della corazzata misurava ben 28 centimetri di spessore. Si trattava della prima, grande nave con turbine a vapore, che potesse raggiungere la velocita’ di 21 nodi orari (circa 40 km/h). Necessitava di un equipaggio di ben 800 uomini. Nel 1914 gli Inglesi possedevano gia’ 19 corazzate (di cui 13 in fase di costruzione), la Germania 13 (di cui 7 in fase di costruzione), gli Stati Uniti e la Francia 8, mentre 4 erano state realizzate in Giappone, 2 in Austria-Ungheria e solo una in Italia.
Francobollo con valore 64 pence: “i gas tossici”
Nel periodo della Grande Guerra i gas più diffusi furono due: il fosgene e l'yprite. Il primo venne inventato nel 1812 da un chimico inglese, John Davy e fu inizialmente utilizzato in campo tessile. Si trattava di un composto formato da cloro e ossido di carbonio dal caratteristico odore di fieno ammuffito, che se respirato poteva provocare la morte in quanto andava a colpire le vie respiratorie. Il secondo invece fu scoperto cinquat’anni dopo da un altro chimico inglese, Samuel Guthrie, che mescolò il cloro e lo zolfo. Chiamato anche "gas-mostarda" per il suo odore simile alla senape, l'yprite colpiva direttamente la cute creando delle vesciche su tutto il corpo e, se respirato, distruggeva l'apparato respiratorio. Il fosgene venne impiegato per scopi bellici la prima volta nel 1915 dall'esercito francese attraverso il lancio di apposite bombe. I morti per l’effetto di questo gas furono stimati in circa 100.000. L'yprite fu utilizzata per la prima volta dai tedeschi in Belgio, nel settore di Ypres (da cui il nome), il 12 luglio 1917. Accanto a queste due sostanze altamente tossiche, furono largamente utilizzati anche altri gas con un minor impatto sulla mortalità dei soldati. Comparvero i lacrimogeni ed i gas starnutenti, utilizzati già alla fine del 1914 sul fronte franco-tedesco. Questi gas provocavano diversi disturbi a livello organico, ma almeno avevano degli effetti temporanei che non portavano alla morte. Con la comparsa dei gas nei campi di battaglia gli eserciti si adoperarono anche per prevenirne gli effetti distribuendo ai soldati delle rudimentali maschere antigas. Non conoscendo però la composizione chimica delle sostanze, molte non funzionavano. I primi esemplari distribuiti non furono in grado di contrastare né il fosgene né l' yprite. La conoscenza sulla chimica era talmente bassa che i soldati furono istruiti, in caso di mancanza di maschere durante un attacco chimico, ad infilarsi un pezzo di pane bagnato in bocca (che simulava il filtro) coprendo poi il viso con un fazzoletto.
Francobollo con valore 70 pence: “gli aerei”
L'aviazione del Regno Unito non ebbe un'origine unitaria, in quanto sia l’esercito che la marina svilupparono indipendentemente una componente aerea; la quale aveva compiti, organizzazione e priorità differenti, se non confliggenti. Nell’esercito, il Royal Flying Corps (RFC) associato al Royal Army, aveva come priorità quella di garantire la difesa del territorio nazionale dagli attacchi degli Zeppelin e dei bombardieri tedeschi; nonché di appoggio alle truppe di terra sui fronti operativi esteri. Nella marina il Royal Naval Air Service (RNAS), associato alla Royal Navy, aveva invece compiti di protezione della flotta. Solo verso la fine del conflitto con la formazione della Royal Air Force (RAF) i contrasti cessarono: Hugh Trenchard, famoso generale inglese comandante dell'ala militare del Royal Flying Corps, il 1º aprile 1918 unificò sotto un'unica struttura organizzativa indipendente i precedenti equipaggi, aeromobili e risorse di RFC e RNAS.
Francobollo con valore 80 pence: “le baionette”
La baionetta è un lungo coltello posto sopra la canna del fucile, e durante la prima guerra mondiale era lo strumento principale dei soldati negli attacchi alle trincee, poiché, dopo aver superato il filo spinato e gli spari dei nemici, si doveva ingaggiare un violento scontro corpo a corpo. La lunghezza dei fucili e delle lame erano ancora legate alla concezione ottocentesca del combattimento che prevedeva delle mischie in campo aperto. Negli spazi angusti delle trincee, i fucili con baionetta inastata non erano molto efficaci per via della lunghezza dell'arma. Le truppe d'assalto, nate nell'ultima parte del conflitto, preferirono perciò usare dei corti pugnali, a volte ricavati dall'accorciamento di obsoleti modelli di baionette, più agili ed efficaci in spazi stretti. Erich Maria Remarque nel suo libro “Niente di nuovo sul fronte occidentale” scrive che alle baionette venivano preferite le vanghe in dotazione, in quanto non soggette a piantarsi nel corpo della vittima e quindi estraibili immediatamente, senza sforzo né perdita di tempo. In realtà per le mischie i soldati potevano avere in dotazione le armi più svariate, dai tirapugni a vere e proprie mazze ferrate. Esistevano anche baionette a sezione triangolare, in grado di causare ferite molto più difficili da guarire: queste armi erano proibite dalle convenzioni internazionali ed i prigionieri che ne venivano trovati in possesso erano spesso immediatamente fucilati.
Francobollo con valore 1,20 sterline: “i carri armati”
L’accoppiamento mitragliatrice/filo spinato, insieme al terreno sconvolto dalle preparazioni di artiglieria, impedivano alla fanteria l’avanzamento in massa sulle trincee nemiche. Perciò fu iniziato da parte dell’esercito inglese lo studio di uno speciale mezzo corazzato. Il primo modello fece la sua comparsa sul fronte occidentale il 16 gennaio 1916 e fu chiamato “Big Mother (“Grossa Madre”). Si trattava di una grande macchina blindata dotata di cingoli in grado di avanzare in diversi tipi di terreno e superare ostacoli come trincee larghe due metri. Al suo interno c'era spazio per 10 soldati che potevano guidarlo ed utilizzare le mitragliatrici installate al suo esterno. Questi primi carri armati, furono presto abbandonati per gravi problemi strutturali (ad esempio non erano stati previsti tubi di scappamento) e sostituiti con dei nuovi prototipi nel 1917 e nel 1918, risultando decisivi in molte battaglie sul fronte occidentale.